lavoro da remoto e conciliazione
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18 mesi (2021 - 2022)
Risorse
Il report ufficiale sarà disponibile a breve
"Lavoro da remoto e conciliazione lavoro-famiglia"
L’avvento delle restrizioni dovute al coronavirus ha forzato la maggior parte delle organizzazioni a doversi attrezzare per far sì che i propri dipendenti lavorino dalle proprie abitazioni. Secondo i dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ad aprile 2020 circa 1 milione e 800 mila persone lavoravano in smart working, dei quali solo il 12% utilizzava questa modalità di lavoro prima della pandemia. Ad oggi si stima che siano circa 7 milioni gli italiani che stanno lavorando in smart working. Sebbene alcune organizzazioni avessero già adottato questa modalità di lavoro agile prima dell’avvento della pandemia, per molte realtà lo smartworking (lavoro in remoto) è avvenuto in modo improvviso con possibili ripercussioni sulle condizioni lavorative, sul benessere dei lavoratori e sul rapporto tra lavoro e vita privata. Per questi motivi, l’obiettivo di questo studio è quello di analizzare i processi che legano le caratteristiche dello smart working (e.g. Charalampous et al., 2019), la conciliazione vita-lavoro, il benessere delle persone e la produttività delle organizzazioni.
metodo di indagine E PARTECIPANTI
Survey due tempi longitudinale a distanza di 5 mesi
2245 persone hanno risposto al primo questionario (ottobre/novembre 2021)
458 persone (tra quelle che hanno fornito il loro consenso ad essere ricontattati) hanno risposto al secondo questionario (marzo/aprile 2022)
RISULTATI PRINCIPALI
La partecipazione all’indagine è in gran parte delle donne con elevati carichi di cura.
Tendenzialmente le persone più giovani e con figli percepiscono maggiori interferenze del lavoro sulla vita famigliare, le persone che percepiscono elevati carichi di lavoro e carichi derivanti dall’utilizzo delle tecnologie, hanno difficoltà a staccare dal lavoro e tendono a segmentare ovvero tengono il dominio privato separato da quello lavorativo creando barriere fisiche e mentali, tuttavia percepiscono una elevata interferenza del lavoro sulla vita privata.
Le persone con figli sperimentano maggiori interferenze delle famiglia sull’ambiente di lavoro, gli elevati carichi di lavoro, la percezione di isolamento sociale e la fatica cognitiva sono indicatori di malessere strettamente correlati alla percezione di interferenza della vita familiare sul lavoro, l’uso di tattiche fisiche può aiutare a contrastare le interferenze.
Sulla prestazione da remoto: elevati carichi di lavoro e carichi legati all’uso di tecnologie hanno un impatto negativo sulla prestazione da remoto, ancora di più sono gli indicatori di malessere a giocare un ruolo importante nella spiegazione della prestazione, coloro che si sentono isolati, affaticati cognitivamente ed esauriti emotivamente sono coloro che hanno prestazioni peggiori. Un effetto positivo/protettivo invece è dato dall’uso di tattiche fisiche e comunicative. Coloro che organizzano gli spazi in casa, adattano i confini fisici, comunicano ai familiari la non disponibilità durante l’orario di lavoro sono coloro che riescono a mantenere prestazioni più elevate, quindi l’uso di tattiche può proteggere la prestazione.
Sempre sulla prestazione: il valore medio della prestazione da remoto è più alto di quello della prestazione dall’organizzazione. Ciò suggerisce che, in media, le persone si sentono più produttive mentre lavorano da remoto piuttosto che dall’organizzazione.
La diminuzione nel tempo del valore di intensificazione del lavoro potrebbe indicare l’avvenuto adattamento alle nuove condizioni lavorative, ai nuovi flussi di lavoro o anche l’apprendimento delle nuove conoscenze, competenze e modalità di lavoro.
Si rileva la positiva diminuzione nel tempo del conflitto lavoro-famiglia, probabilmente l’incremento delle giornate di lavoro da remoto e l’adattamento alla nuova condizione sono legati alla riduzione della percezione di interferenza che la vita lavorativa ha su quella familiare, a conferma della funzione del lavoro da remoto come misura di conciliazione.
Si rileva la positiva diminuzione nel tempo della difficoltà a staccare da lavoro, indicatore di stress e malessere, livelli elevati possono essere un campanello d’allarme per le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori.
Si rileva una diminuzione significativa nel tempo nell’utilizzo di tattiche temporali, la diminuzione nell’uso delle tattiche temporali potrebbe essere legata all’adattamento alle nuove condizioni di lavoro.
Si rileva la riduzione nel tempo della percezione di isolamento sociale nonostante siano aumentate le ore lavorate da remoto, evidenzia l’impatto violento del periodo emergenziale ed un progressivo adattamento che ha permesso alle persone di gestire la sfera sociale legata al lavoro e di ripristinare le relazioni e le interazioni sociali.
Differenze di genere: per le donne l’utilizzo di tattiche permette di aumentare la prestazione lavorativa da remoto, inoltre, l’uso di tattiche riduce la fatica cognitiva e questo, a sua volta, ha un effetto positivo indiretto sulla prestazione. Per gli uomini l’utilizzo di tattiche riduce la fatica cognitiva ma non ha effetto diretto o indiretto sulla prestazione